Buon pomeriggio cari Lettori! Oggi una nuova recensione del nostro collaboratore esterno Valerio...
Devo dire che
Arancia meccanica è un libro arduo da recensire, anche se non saprei dirvi precisamente perché.
Una cosa è però certa: è un libro da leggere. Assolutamente.
A chi mi parla di violenza gratuita, rispondo che per me la violenza gratuita è lo splatter, per esempio, e questo libro non lo è;
questo libro usa la violenza come canale di trasmissione per un messaggio importante, un messaggio che probabilmente in altri modi non sarebbe passato, o almeno non in maniera così efficace.
Burgess ci porta nel mondo sanguinolento di Alex, un giovanissimo criminale a capo di una banda di teppistelli, amante di quella che nel contesto narrativo è violenza gratuita, ma che ribadisco non lo è per il lettore accorto. Alex è un personaggio unico e riusciamo ad immedesimarci nel suo essere grazie alla intelligente scelta stilistica dell’autore, che adopera lo stesso Alex come narratore, ma non solo, lo lascia esprimere del suo colorito gergo da strada, che inizialmente potrà sembrarvi arduo ma alla lunga si rivelerà di grande efficacia e facile comprensione.
Arancia meccanica è un manifesto a sostegno della nostra libertà di scelta. Ognuno di noi ha in mente un’utopica condizione per l’umanità, ma se questa utopia venisse imposta, resa realtà con la forza, sarebbe comunque tale?
Alex è malvagio, a dei livelli davvero inconcepibili, eppure sentiamo dentro di noi una sorta di ingiustizia quando quest’ultimo è costretto a privarsi di sé stesso, derubato della possibilità di scegliere tra bene e male. Alex non è più in grado di fare il male, ma nella sua anima nulla è cambiato, la sua mente malata rimane tale, soltanto condizionata in modo da non poter più nuocere e mostrarsi per ciò che realmente è. Eppure, per quanto quella mente possa essere orrida, privare un uomo della sua umanità è ancor più orrido, e cosa è stato fatto ad Alex, se non questo?
L’uomo è tale in quanto libero di scegliere. Se sbaglia va punito severamente, questo è certo, ma impedirgli di essere in un certo modo lo priva anche della possibilità di cambiare, di crescere, di migliorarsi. Ed è più puro un uomo buono per propria scelta o un uomo cattivo al quale è stata imposta la bontà, costretto a fare il bene anche se nel suo cuore cova ancora il male? Alex è un emblema, più efficace perché la violenza è una qualità che vorremmo tutti estirpare in un essere umano, ma la sua storia vuole gridarci che vivere in un mondo dove gli uomini sono condizionati ad essere in un certo modo, potrebbe anche dar vita una società utopica, ma quella società non sarebbe popolata da esseri umani, ma da “arance meccaniche”.
"Un uomo che non può scegliere cessa di essere un uomo."