AMBIENTAZIONE
Dream è ambientato in alcuni posti molto particolari che mi sono molto cari e nei quali torno spesso. È stata la prima volta che sono riuscita ad ambientare una storia in posti reali e che frequento regolarmente. In realtà anche questo è stato un lungo cammino.
Era molto facile, infatti, descrivere lo Si-hai-pai (il mondo di Chariza) perché, benchè ispirato all’estremo oriente, era comunque frutto della mia immaginazione; l’unico limite che avevo era la plausibilità di ciò che scrivevo, la coerenza di un mondo che, per quanto fantasy, doveva essere verosimile.
Poi ho fatto altri esperimenti. Ci sono dei romanzi, uno edito (La Congrega Bianca) e uno inedito (Apokalyptein, detto affettuosamente Apo), la cui ambientazione contemporanea e urbana è per me molto chiara e reale, ma nel testo non c’è nessun riferimento specifico, nessun nome di città, nulla che collochi la storia in un luogo preciso nel mondo (beh, tranne in alcuni passaggi di Apo dove i personaggi si muovono per il mondo e si parla di stati precisi).
Ma scrivere di posti reali e a me vicini mi ha sempre fatto una gran paura, come se l’eccesso di dettagli in mio possesso potesse compromettere, invece che migliorare la scrittura. Mi è venuto molto più semplice scrivere Memorie di antichi eventi (già edito per Genesis Publishing), ambientato in una cittadina giapponese di provincia, o Shinigami&Cupcake (prossimamente edito anche’esso da Genesis Publishing), ambientato a Tokyo.
Scrivere Dream, quindi, è stata una doppia sfida: era il mio primo YA ed era la prima volta che ambientavo una storia vicino a casa. Ma la scelta era obbligata. Sono stati i luoghi, infatti, a ispirare la storia e dovevo rendere loro giustizia.
Dream, infatti, è ambientato tra Verbania, dove inizia la storia e dove Serena e le sue amiche abitano, e Macugnaga, dove vanno in campeggio e dove si trova il Lago delle Fate.
Ovviamente “ogni riferimento e a fatti, luoghi o persone è puramente casuale”, ma io lì ci sono stata. Ho camminato sugli stessi sentieri che percorre Serena, ho visto lo stesso campeggio (anche se io l’ho un po’ rivisitato), lo stesso centro sportivo, lo stesso pub. Se volete fare il percorso che Neil e Serena compiono dal paese per tornare al campeggio, senza passare per la strada asfaltata, potete andare a Macugnaga e farlo. C’è, è lì, alla portata di tutti. Il bar sopra il quale Neil dice di vivere, al Lago delle Fate, è lì e mi ci sono fermata anche questa estate quando sono andata a fare una gita con una dei miei cani. Anche la città morta, la vecchia cittadella dei minatori, esiste e così la miniera. C’è la diga e il lago è nato davvero grazie alla costruzione della diga che ha sommerso il paese, di cui ormai non restano che poche tracce.
Tutto vero, tutto lì.
Ecco, magari non troverete la lavanderia dove Serena e le sue amiche si fermano. Le statue intagliate nel legno con le creature dei boschi non ci sono più (purtroppo) e la radura in cui Neil e Serena si baciano me la sono inventata. Ma descrivere luoghi reali, per quanto difficile sia stato, è stato anche entusiasmante.
Quando questa estate sono tornata a Macugnaga l’ho vista con occhi diversi. Pensavo “ecco qui Neil e Serena hanno fatto questo e quello” oppure “questo è lo stesso cielo che hanno guardato Neil e Serena”. Me li ha fatti sentire quanto mai reali.
È stato bello.
Ma ancora più bello è stato quando mio marito (che non aveva mai letto un mio libro, ma questo se l’è divorato) è tornato da Verbania, dove tutti gli anni va a fare uno stage di tiro con l’arco, e mi ha detto di aver provato la stessa cosa, di aver visto e vissuto quei luoghi come speciali, perché pensava ai miei personaggi che lì avevano camminato, riso, scherzato, studiato, vissuto…