"I Dissidenti" è un romanzo incentrato indirettamente sul destino.
E neanche a farlo apposta durante la lettura di questo libro il destino mi ha ostacolato molte volte: pensate che ho perso il kobo su cui stavo leggendo il romanzo, una volta ritrovato il kobo dopo nemmeno una settimana si è rotto e ne ho dovuto ordinare un altro. Era proprio destino che lo dovessi cambiare.
Anyway, chiudiamo questa parentesi sulla mia sfortunata esistenza e parliamo del libro.
Come ho già detto. "I Dissidenti" è un romanzo incentrato indirettamente sul destino.
Perchè indirettamente vi starete chiedendo.
Questo romanzo è un distopico; però, mentre ad esempio in Hunger Games o in Divergent, la distopia
è vista come una coprotagonista delle vicende dei personaggi, in questo libro la distopia è come se fosse solo un personaggio di passaggio che stende la propria vernice sulla tela dove si andrà a svolgere l'intera storia. Infatti per la maggior parte del libro la guerra verrà trattata pochissimo. Verrà, invece, trattata in modo molto approfondito la psiche di ogni singolo personaggio, cosa che ho molto apprezzato perché di solito quando leggo libri con una moltitudine di personaggi capita che ne sono approfonditi solo due o tre e gli altri fungono solo da belle statuine.
Vedremo i personaggi affrontare le proprie lotte interiori, uscirne vincitori o vinti, vivere o morire.
La musica ha una funzione molte importante per tutta la storia.
Badate bene, non viene citata solo per accompagnare le vicende o per arricchire di contenuto il romanzo.
La musica funge da arma, da nemico da uccidere ma contemporaneamente è una via di salvezza, un tuffo nel passato.
La cosa che mi è piaciuta di più è come il lettore sia trasportato all'interno del libro e non sappia neanche lui cosa sia vero e cosa sia solo frutto dell'immaginazione dei personaggi.
E' stupefacente quante cose ci siano dentro un solo romanzo e come alla fine si ricongiungano tutte negli ultimi due capitoli del libro.