Buon Pomeriggio #FeniLettori! Oggi parliamo di un autrice di cui fin'ora non avevo letto alcunché, l'ho scoperta da poco più di un mese e sono rimasta avvolta dalla sua scrittura dolce e particolare.
Il libro di cui andiamo a parlare oggi è "
Apostasia" di
Marie Albes. Già la copertina ci lascia senza parole, delicata e dalle tonalità calde che lasciano intuire la dolcezza del romanzo. Lo scritto è talmente lieve che sembra volare su ali di piume dorate.
I
l termine "Apostasia" significa letteralmente "stare lontano da", un ritiro, un venir meno da un impegno, da una fede, abbandonare il gruppo, un "naufragare dalla fede".
La protagonista è Chiara, una giovane suora, che affronta la sua vita con il sorriso e accetta le sue scelte in buona fede: sono ormai dieci anni che vive in un piccolo convento nelle campagne fiorentine dove il tempo pare essersi fermato, e la fede che l'ha spinta a prendere i voti sembra crescere come un fiore in primavera. Ma un giorno arriva José Velasco – giovane spagnolo venuto in Italia per scoprire il segreto che tormenta la sua famiglia da anni – e per la prima volta Chiara sente qualcosa palpitarle dentro al petto, un sentimento profondamente sbagliato per una ragazza che indossa un velo come il suo. Così tutta la sua vita viene messa in discussione.
Lo scritto affronta argomenti importanti e fra l'altro l'amore per Dio che può rivelarsi in vari modi, la fede, la promessa e la paura sono tutti sentimenti umani che molte volte vincolano l'uomo e la sua natura. In queste pagine vengono gridati a gran voce, affrontanti in maniera consona e elegante. La scrittura è fluida e articolata, il modo di scrivere di Marie Albes è davvero accurato. La voglia che si intravede fra le righe è velata ma si sente forte e chiara. Amabile, indissolubile e sentita come un ragno che tesse la sua tela, lentamente.
Una storia dai lineamenti delicati, che batte forte e si risveglia quando meno te lo aspetti. Un amore indistruttibile che nulla può fermare. I personaggi sono descritti abilmente e a tutti viene dato il giusto spazio. Un romanzo nuovo, diverso, che lascia il segno.
Un segno che molte volte vorremmo cancellare ma altre volte accogliamo e lasciamo perpetuare fino a che non diviene una cicatrice perenne! Buona Lettura.
"Era un tiepido pomeriggio di Maggio, Chiara non ricordava se fosse martedì o mercoledì, ma rammentava la sua lunga passeggiata pomeridiana, che aveva deciso di fare dopo la lettura di un ulteriore testo liturgico. Ne aveva letti tanti Chiara in quei dieci anni di convento e non si stufava mai di vedere le differenti sfaccettature della fede, che ogni autore riportava con parole e pensieri propri. Certo, ogni tanto la sua curiosità l'aveva spinta a leggere di nascosto anche testi non inerenti alla fede – ben attenta che nessuno la vedesse, perché difficilmente la lettura poteva essere fonte di diletto negli istituti religiosi – ma per fortuna quando insegnava nelle prime classi della scuola cattolica del paese, aveva modo di svariare la sua cultura con la storia e la geografia senza doversi sentire colpevole. Ed era sicura che la Badessa le avesse affidato l'educazione di quei bambini proprio per la sua passione ai testi di ogni genere lecito, ovviamente. Tornando a quella giornata di Maggio, Chiara era di ritorno al convento e camminava ammirando l'ambiente intorno sé. I prati erano fioriti e le api ronzavano da un fiore all'altro trasportando polline accompagnate dal suono del ruscello che costeggiava quella strada non asfaltata. Gli olivi secolari – da cui i contadini ogni novembre raccoglievano le olive per fare l'olio – erano adesso tutti fioriti con minuscoli puntini gialli e bianchi, quasi fossero fatti della stessa materia di cui è composta la neve. E poi ecco le frivole cicale, che iniziavano a sentire il caldo e che non perdevano un attimo per mettersi a cantare. Tutto era così bello, così puro e profumato che la giovane suora non poteva fare altro che provare felicità. Ed era anche in quei momenti che Chiara si sentiva più che mai vicina a Dio, perché – ne era certa – tutto quello splendore non poteva provenire solamente da una stoica esplosione chiamata Big Bang. Ad un certo punto si fermò e si chinò vicino a un cespuglio di rose selvatiche per sentirne l'odore delicato, benché elettrizzante, mentre il suo velo nero le scivolava di lato come un manto di capelli. Fu in quel momento che provò – forse per la prima volta in vita sua – quella sensazione che tutte le ragazze normali chiamavano imbarazzo.
«¿Son perfumadas?» Chiara sussultò dallo spavento quando udì una voce pronunciare tali parole, non aspettandosi alcun indivi- duo nelle vicinanze. "