Barbara è la poesia fatta persona. Nasce e vive nelle campagne umbre, terra che ama e a cui dedica spesso parole d'amore. Ha pubblicato una silloge, Libra (Albatros Il Filo, 2008). La sua vita è colorata, ricca di parole che prendono il volo. Per la poesia e la letteratura fa qualsiasi cosa: scrittrice, lettrice, organizzatrice e giurata. Prende spesso parte a concorsi. Ha collaborato con il sito “Vir-Us” e “La Biblioteca d'oro”. Collabora con “Collettivo Idra”, per il quale cura la rubrica “VersiEletti”. E cura la rubrica “ I luoghi della poesia” per il portale Umbriatouring.
Barbara, riesci a ricordare il momento esatto in cui è sbocciato l'amore per la poesia?
Non ricordo un momento esatto, ricordo però di avere avuto, da sempre, una qualche affinità con la parola poetica e una certa predisposizione per le composizioni in rima, più che per la prosa… amavo molto le filastrocche di Rodari e le poesie, per esempio, di Garcia Lorca che ogni tanto si leggevano nei libri di scuola. Il mio primo esperimento da scrittrice di poesia l’ho fatto proprio da piccolissima: mi sono seduta sull’altalena e ho iniziato a fantasticare – in rima – su una quercia che vedevo lontana, in mezzo al campo davanti casa. Ma era un amore ancora inconsapevole. La consapevolezza di questa passione che – evidentemente – non mi ha mai abbandonato è tornata in un’estate calda e desolata di qualche anno fa, durante gli anni dell’Università. Mia nonna era malata e in quei giorni ho cominciato a scrivere così, con naturalezza, come se la penna avesse preso la mia mano per riportarmi indietro nel tempo, a quell’infanzia bellissima, alle guance rosse della nonna, alla sua energia. Ne è nata una raccolta, Libra, che è dedicata a lei: “Alle lunghe estati calde di qualche anno fa, ai giorni spensierati e a te, cara nonnina”.
Come' è nata la prima? E ce ne vuoi fare dono?
Come ti dicevo la prima poesia è nata per caso, d’estate, molti anni fa. Ricordo di avere preso un quaderno di carta riciclata e di essermi seduta sull’altalena bianca a guardare il campo di fronte ( le mie colline, che continuano a essere fonte terrena d’ispirazione). C’era una quercia, maestosa e silenziosa in mezzo al grano che ha fatto nascere in me una vaga idea di malinconia. E allora ho iniziato a scrivere… non ho più trovato quel quadernino ma spero ancora di vederlo riaffiorare da qualche scaffale della soffitta. Tutte le pagine, a parte la prima, sono vuote. Sarebbe bello continuare a scriverci.
Conosciamo il tuo amore per la poesia. Ma sappiamo che ami molto il caffè. In egual modo? [Sorrido]
…in un certo senso è una relazione a tre. O forse il caffè, ogni volta, prima di mettermi a scrivere, celebra il mio matrimonio con la poesia! Oppure, ancora, il caffè è il mio “rivelatore di poesia”… certo l’amore per la parola è più profondo e radicato, ma il bacio del caffè mi fa entrare nella dimensione giusta, prima di scrivere un verso. Non a caso il mio blog, il PoesiaBar, è una sorta di caffè virtuale… e una delle sue rubriche si chiama proprio “Ti verso due versi”.
Partecipi spesso a concorsi e possiamo trovare le tue poesie in diverse antologie. E' un modo di pubblicare che ti piace?
Devo dire che mi piace molto questo modo di pubblicare, soprattutto se la pubblicazione prevede una selezione in base a un criterio di qualità. Credo che sia un bel modo per mettersi alla prova, ma anche per condividere un tetto di carta con altri amici, oltretutto senza pagare per esserci. Immagino che le antologie possano essere anche un bel dono di coralità poetica al futuro, a chi verrà.
Cosa pensi dell'autopubblicazione?
Non posso dire di essere contraria a priori ma credo, per diretta esperienza, che sia meglio evitarla. All’inizio è forte il desiderio di vedere il proprio libro tra le mani e, un po’ per fretta, un po’ per ingenuità, si ricorre all’autopubblicazione o alla pubblicazione a pagamento. Forse è meglio aspettare, perfezionarsi, cercare un editore capace di investire sul proprio lavoro, o quantomeno, di in grado di operare una selezione in termini di qualità. Per questo ho aspettato tanto prima di pubblicare ancora (Libra risale al 2011), per questo sto seguendo la via dei concorsi e delle antologie. Proprio ieri durante un evento mi sono trovata a leggere gli aforismi dell’artista umbro Umberto Raponi. Voglio citarne uno: “ci sono più poeti che poesie”. Ecco, credo che la poesia abbia davvero bisogno di una scrematura. Ma anche di pazienza, dedizione, ricerca.
Barbara bambina, Barbara donna. Cosa è rimasto e cosa si è perso per strada. Raccontaci di te. Sogni, passioni, progetti...
Io sono una donna tartaruga. Porto con me tutto, sempre. E procedo lentamente. Ma godo (e perché no, soffro) di ogni centimetro. I miei sogni sono piccoli orizzonti vicinissimi… credo che questo sia l’unico modo per vivere bene e provare ad andare lontano. In cantiere c’è un nuovo libro di poesie che uscirà a dicembre, scritto a quattro mani (e due cuori, come dico sempre) con la poetessa Costanza Lindi. E altre idee, sempre intorno alla poesia. Vorrei che la sua luce benefica, piano piano, riuscisse a conquistare tutti.
SE FOSSI...
Come avrete notato la rubrica si chiama “Se fosse...” e si riferisce proprio a quello che state pensando. Ora lascio spazio di nuovo alla nostra scrittrice con i suoi “se fosse... una città, un colore, un film e una canzone.
La città di Smeraldo. Irraggiungibile, di color verde speranza.
Il rosso dell'inchiostro che mi viaggia in corpo.
Lorelei, dei Cocteau Twins. Non so perché ma una persona a me vicinissima mi ha associato a quella canzone. Da sola non saprei ridurmi in “note”
Strade Perdute, del maestro Lynch. Nella speranza di ritrovarle, anche fuori da questo film chiamato vita.