[Rubrica: TeenReview#13] Niente di Janne Teller


Salve a tutti lettori! Buon Lunedì e buon inizio settimana. Negli ultimi giorni ho letto un libro abbastanza singolare. “Niente” dell’autrice danese Janne Teller pubblicato nel 2004 dalla Fanucci con il titolo “L’innocenza di Sophie” e successivamente nel 2012 dalla Feltrinelli con il suo attuale nome è un libro che ha suscitato infinito dibattiti. Vi starete chiedendo il motivo… beh, ho deciso di tenervi un po sulle spine ( v.v ).

“Se niente ha senso, è meglio non far niente piuttosto che qualcosa”  dichiara un giorno Pierre Anthon, tredici anni. Poi, come il barone rampante, sale su un albero vicino alla scuola. Per dimostrargli che sta sbagliando, i suoi compagni decidono di raccogliere cose che abbiano un significato. All'inizio si tratta di oggetti innocenti: una canna da pesca, un pallone, un paio di sandali, ma presto si fanno prendere la mano, si sfidano, si spingono più in là. Al sacrificio di un adorato criceto seguono un taglio di capelli, un certificato di adozione, la bara di un bambino, l'indice di una mano che suonava la chitarra come i Beatles. Richieste sempre più angosciose, rese vincolanti dalla legge del gruppo. È ancora la ricerca del senso della vita? O è una vendetta per aver dovuto sacrificare qualcosa a cui si teneva davvero? Abbandonati a se stessi, nella totale inesistenza degli adulti e delle loro leggi, gli adolescenti si trascinano a vicenda in un'escalation d'orrore. E quando i media si accorgono del caso, mettendo sottosopra la cittadina, il progetto precipita verso la sua fatale conclusione. Il romanzo mette in scena follia e fanatismo, perversione e fragilità, paura e speranza. Ma soprattutto sfida il lettore adulto a ritrovare in sé l'innocente crudeltà dell'adolescenza, fatta di assenza di compromessi, coraggio provocatorio e commovente brutalità.”

Ho deciso di dargli 5 soffioni. L’ho trovato "disturbante". Molte persone con cui ho parlato sono rimaste confuse, non perché il libro non fosse completo ma perché dopo averlo letto alcune delle loro certezze sono crollate.

Pierre Anthon di punto in bianco sale su un albero e inizia a divulgare i suoi pensieri sulla vita. Per lui non ha senso, non ha senso trovare un lavoro e sforzarsi così tanto se poi morirai e verrai dimenticato. Questi suoi pensieri iniziano ad insinuare il seme del dubbio nei suoi compagni di classe, che per convincerlo che la vita abbia un senso iniziano a raccogliere degli oggetti speciali. Una specie di gioco, un bambino deposita l’oggetto più significativo su questa specie di catasta e sceglie cosa far consegnare al prossimo. All’inizio è tutto normale, consegnano sandali, libri, canne da pesca… successivamente i bambini iniziano a chiedere cose sempre più prezione, specialmente se odiano quel bambino…

A molte persone, appunto, sono crollate le certezze che avevano sulla loro vita. Perché, diciamocelo, se una persona, soprattutto se insicura o incerta, legge le cose dette da quel bambino diventerà ancora più insicura.

Personalmente, questo libro non mi ha sconvolto da quel punto di vista. Ho sempre pensato che la vita non abbia senso, alla fine non sappiamo perché siamo nati, cosa dovremmo fare e se faremo la cosa giusta in futuro. Però, penso che noi diamo un senso alla nostra vita, secondo me il senso cambia da persona a persona.

La cosa che mi è rimasta di questo libro,dunque, non è stata confusione, ma orrore. Questi ragazzi hanno 13/14 anni, io avendone 15 mi sono sentita vicina a loro  e speravo che quelle cose non sarebbero mai successe a me.

Considero l’autrice veramente brava, perché è riuscita a far provare emozioni molto forti al lettore. Vorrei leggere altri libri così.

“Non c’è niente che abbia senso, è tanto tempo che lo so. Perciò non vale la pena far niente, lo vedo solo adesso.”

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