Il Timballo del Gattopardo in Fotografie in Re Maggiore
Nel romanzo il Gattopardo si parla del timballo di maccheroni del signor Monsú. Le protagoniste di Fotografie in Re Maggiore si lanciano nell’impresa di cucinarlo:
Ero certa che gli ospiti alle nostre cene non capivano davvero quanto tempo passassimo in cucina per preparare qualcosa di “buono, originale, raffinato, non pretenzioso, non costoso, che-non- ci-obbligasse- a-stare- tutto-il- tempo-in- cucina-in- presenza-degli- invitati”. Sicuramente Andrea non se ne rendeva conto. Livia aveva i capelli cosparsi di farina, se ne accorse: Leo aveva cucinato per Livia il timballo del Gattopardo un paio di settimane prima e lei era impazzita. Fatica sprecata secondo me:
– Te l’avevo detto che dovevamo ordinare qualcosa di pronto... cinese, pizza, marocchino –
– Avevi ragione, ma questo piatto cucinato da Leo è sembrato così semplice –
– Ma stiamo cucinando per: Gianluca che quando t’invita a pranzo ti propina i bastoncini di pesce! Camilla, che la pasta non riesce mai a scolarla al momento giusto. Non so molto di Nicola e Fabio in cucina... ma non mi sembrano dei gran cuochi –
– Hai ragione, più che darti ragione non posso fare –
Aprì il forno e ci sbatté dentro la teglia.
– Oggi mi sono resa conto che non nella mia vita non c’è alcun segreto... non è un po’
– No, che segreti dovresti avere? Un conto bancario alle Cayman? –
– Beh, tu hai la storia con Leo da nascondere. Insomma se domani sparissi, gli inquirenti inizierebbero a fare delle ricerche, risalirebbero alla storia segreta con Leo, alla doppia relazione con Mattia... in televisione non si parlerebbe d’altro che della tua scomparsa –
Livia sgranò gli occhi, evidentemente l’idea della sua scomparsa alla ribalta non la rendeva
– Se io sparissi, al telegiornale si parlerebbe ben poco di me –
– Non ne sono certa, io lo direi subito che sei pazza –
Riflettei un po’:
– Leo sarebbe il primo sospettato del tuo omicidio –
– Ma non ero scomparsa? –
– Ma sì, è uguale –
– Sei sicura che l’anestetizzante usato dal dentista non abbia avuto effetti collaterali? –
Il timballo del Gattopardo è un antica ricetta siciliana che veniva gustata soprattutto dalle classi aristocratiche. Ecco la descrizione del timballo nel Gattopardo, durante un banchetto nella residenza estiva di Donnafugata:
L’oro brunito dell’involucro, la fragranza di zucchero e di cannella che ne emanava non erano che il preludio della sensazione di delizia che si sprigionava dall’interno quando il coltello squarciava la crosta: ne erompeva dapprima un vapore carico di aromi, si scorgevano poi i fegatini di pollo, gli ovetti duri, le sfilettature di prosciutto, di pollo e di tartufi impigliate nella massa untuosa, caldissima dei maccheroncini corti cui l’estratto di carne conferiva un prezioso color camoscio.
Dalla descrizione si puó intuire che è un piatto caratterizzato da molti ingredienti e che mescola dolce e salato. Ecco una ricetta che potrebbe avvicinarsi a quella descritta da Tomasi di Lampedusa:
Per il ripieno
400 ml sugo di carne, 1/2 pollo lessato, 100 g funghi, 100 g fegatini di pollo, 200 g prosciutto cotto, tagliato a striscioline, 100 g di salsiccia, 120 g pisellini novelli, 500 g maccheroni, parmigiano grattugiato, 3 uova sode a fette, sale e pepe, un tartufo nero.
Per la pasta frolla
400 g di farina, 200 g di zucchero, 200 g di burro a temperatura ambiente, sale e cannella un pizzico, 4 tuorli d'uovo.
Per la crema pasticcera
3 cucchiai di zucchero, 3 tuorli d'uovo, 2 cucchiai di farina, sale e cannella un pizzico, 1/2 litro di latte. Forse perchè mpazzita come Livia, io stessa ho provato a farne una versione più moderna e meno aristocratica, sicuramente più semplice. Di solito non adoro mescolare i diversi tipi di carne e l’idea della pasta nella pasta sfoglia mi sembrava davvero pesante... peró dovevo pur mantenere qualcosa del timballo del signor Monsù.
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Il calendario con il riepilogo delle varie Tappe qui.
E con questo concludiamo, spero che la nostra tappa vi sia piaciuta, continuate a seguire le altre tappe! Alla prossima!