[Recensione] Se basta un fiore di Giulia Blasi


Buon Pomeriggio cari lettori oggi entriamo dentro l'ultimo romanzo di Giulia Blasi, uscito il 14 febbraio 2017 edito Edizioni Piemme "Se basta un fiore".

Quando ho visto la copertina la prima volta sono rimasta piacevolmente colpita dal distacco tra i fiori colorati e il disegno in bianco e nero della città, ma in generale non avevo moltissime aspettative da questo romanzo. Sapendo che genere trattasse la Blasi ero abbastanza certa di trovare una tranquilla e leggera storia d'amore tra due ragazzi adolescenziali e invece la lettura di questo romanzo mi ha lasciato per alcuni tratti piacevolmente colpita. Ma andiamo per gradi.

I romanzi di Giulia Blasi hanno più o meno la stessa impostazione: sono delle storie di diversi ragazzi, narrati in modo differente da ogni protagonista, che si intrecciano dando vita ad un'avventura particolare con annessa storia d'amore. Lo schema di "Se basta un fiore" è lo stesso, ma questa volta l'autrice aggiunge un nuovo tassello fondamentale, le storie delle due famiglie. Sono rimasta affascinata da come riuscisse a raccontare a poco a poco la storia delle due famiglie, soprattutto della famiglia di Max. I personaggi hanno delle caratteristiche davvero peculiari e davvero rare in un libro "leggero e tranquillo" come un romanzo di narrativa. Troviamo la famiglia di Max, i De Santo, con cinque figli problematici e due genitori ancora più problematici. Il più grande dei figli, Bruno, che rifiuta il lavoro del padre fin da subito; è un nullafacente con un senso di rivoluzione verso i genitori (mi ha fatto molto ridere il fatto che chiamasse sua madre Madame). Poi abbiamo Germano, un altro figlio che rifiuta l'agenzia di famiglia per fare l'ostetrico, ma Germano diventa la grande delusione di suo padre perché ha una relazione con uomo e convive con lui. Elena invece è l'unica figlia femmina, remissiva e molto legata a sua madre, quasi una sua copia in tutto e per tutto, soffre di anoressia in uno stato abbastanza grave. Poi c'è Max, ma ne parlerò in modo più dettagliato dopo. E infine il più piccolo Attilio, capriccioso, viziato e divoratore in modo compulsivo di cibo. I genitori se è possibile sono ancora più complicati dei figli: la madre è super ossessionata da Attilio, lo vizia in maniera esasperante e gli diagnostica malattie e intolleranze inesistenti, non si accorge dell'anoressia della figlia giustificando ogni sua scusa palesemente finta (Max pensa che sia proprio lei ad aver provocato questo disturbo in Elena), e tratta gli altri suoi tre figli con totale indifferenza.

Il padre è razzista, omofobo e totalmente incurante dei desideri dei suoi figli, vorrebbe solo continuare la sua attività di "palazzinaro" e lasciarla ad uno di famiglia, in particolare ad uno dei suoi figli maschi perché "Elena in quanto donna non ne è capace".

Dall'altra parte troviamo la seconda famiglia, i Bertelli, composta da sole tre persone: i genitori di Clara sono degli intellettuali, finti radical chic, amanti delle cene insieme a tanti fricchettoni che fumano canne nel loro giardino e lavorano nel mondo del cinema. E poi c'è Clara, che pensa di essere figlia unica ma proprio all'inizio del romanzo scopriamo che il padre ha una figlia non riconosciuta, Gloria. Una ragazza forte, che dimostra più dell'età che ha per tutte le cose che affronta, è intraprendente, senza alcuna paura e per Clara diventa una sorta di esempio da seguire oltre che un grande divertimento.

I due protagonisti sono Clara e Max, due ragazzi che pur essendo vicini di casa in mezzo al nulla si vedono poco e niente, ma durante l'estate dopo l'ultimo anno i ragazzi si avvicinano molto.

Ci sono due cose in questo romanzo che non mi sono piaciute molto, la prima riguarda il personaggio femminile. Se da un lato troviamo il personaggio di Max descritto in maniera minuziosa, con una vera e propria personalità, dall'altro lato troviamo il personaggio di Clara. Inconsistente, a tratti davvero stupida, con un carattere da classica ragazza viziata e corteggiata da tutti e in alcune parti del romanzo davvero irritante. Non si capisce davvero cosa vuole fare e chi vuole essere, non sappiamo quasi nulla di lei e le cose che sappiamo ce la fanno odiare ancora di più. E' molto confusa per la maggior parte del romanzo, fino a dirci che è infatuata di un ragazzo e subito non gliene frega proprio nulla, arriva anche ad evitarlo senza alcun motivo. Il personaggio di Clara ha una svolta solo nelle ultime 20 pagine del romanzo e grazie a Max.

Nota positiva: Max! Penso sia diventato uno dei miei personaggi preferiti in assoluto.
Fin dall'inizio mi sono innamorata di lui, del suo carattere così diverso dai suoi familiari in positivo e negativo, così dolce e timido. Vuole bene ai suoi fratelli e soprattutto a sua sorella, molto preoccupato per la sua situazione instabile la salva non poche volte. Sembra il classico sfigato che si innamora della ragazza più bella della scuola, ma viene caratterizzato con un anima, con un cervello e con una grandissima personalità! Ha sempre qualcosa da dire su qualunque cosa. Si ribella a quello che gli viene imposto da tutti, si ribella a quello che la gente pensa di lui. E' un personaggio che agisce, che cambia il suo destino senza farsi trasportare dal fato. La sua passione per la cucina è un altro punto in più perché è una passione "poco popolare nel mondo maschile" che distrugge un po' i canoni stereotipati. L'ho adorato in tutte le parti del romanzo! Max: 100 e lode!

La trama è sviluppata molto bene, ci sono alcune parti un po' più lente, ma tutto sommato è davvero bella. Ci sono dei bellissimi dialoghi interiori e delle scene molto forti trattate davvero in modo impeccabile. Ma arriviamo al secondo punto negativo del romanzo. L'autrice ha una scrittura molto scorrevole.. tranne per un dettaglio che non ho proprio tollerato: le parti scritte in dialetto romano. No, un grande gigantesco NO! Il dialetto romano è molto forte come linguaggio, è molto divertente se usato con moderazione. C'erano delle intere parti in dialetto, alcune davvero impossibili da capire. Non mi sono piaciute per niente, erano fastidiose. Fossero state solo alcune parole storpiate in dialetto o anche alcuni dialoghi avrebbero dato una caratteristica in più al romanzo. Ma sono davvero troppe.

Per il resto affronta temi davvero interessanti, come la violenza sessuale, l'anoressia e l'omosessualità in maniera leggera senza screditare nessuna di queste cose e senza renderlo un romanzo "impegnativo". E' un romanzo che consiglio se state cercando una storia leggera da leggere senza alcun impegno particolare.

E' molto piacevole come romanzo, mi ha intrigato parecchio. Lo consiglio!

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