
"Chiunque vi dica che avere diciannove anni sia una cosa fantastica è un
imbecille. E lo dice perché non si ricorda com'era avere quell'età.
Non si ricorda come ci si sente a essere costantemente arrabbiati,
confusi e diversi. Sbagliati, sfigati, soli e sempre con qualcosa in
meno rispetto agli altri. No, non se lo ricorda perché dopo va anche
peggio. Dopo ci sono gli impegni, le responsabilità, il lavoro, la
casa, la famiglia, persone di cui occuparsi... Il tanto desiderato
pacchetto completo del "diventare adulti". Peccato che io
una parte del pacchetto l'avessi già ricevuta prima del tempo. E
senza nemmeno chiederla. Alcuni di noi giungono a questo mondo a
bordo di carrozze dorate trainate da cavalli bianchi, atterrando
delicatamente su una morbida coperta di cashmere, e il loro cammino
sarà per sempre disseminato di profumati petali di rosa, altri
invece ci arrivano trascinati da una mareggiata, sbattuti dalle onde
contro gli scogli, e raggiungono la riva boccheggiando, coi capelli
pieni di alghe e sabbia. Devo specificare di quale gruppo facessi
parte?"
Marina ha 19 anni e una vita non
facile. Una mamma che se n'è andata troppo presto, un padre padrone,
il sogno di frequentare l'Accademia di Belle Arti lasciato nel
cassetto per evitare che il fratellino venisse cresciuto dalla
"matrigna", e la scelta di andare a lavorare per non
gravare sul padre pronto a rinfacciarglielo. Si sente peggio di
Cenerentola: profondamente sola, incompresa e armata solo di una
bella dose di ironia, ma senza nessuna Fata madrina all'orizzonte che
venga a salvarla. L'amore è qualcosa a cui, ovviamente, non ha mai
neanche pensato, e comunque l'unico ragazzo che le interessa,
spocchioso studente del terzo anno, che vede tutte le mattine al bar
dove lavora (giusto davanti all'Accademia, tanto per farsi del male!)
sembra non accorgersi di lei. Fino al giorno in cui i loro sguardi si
incrociano...