[Recensione] Su e giù per le scale di Monica Dickens



Buona giornata cari#FeniLettori! Ci sono dei giorni che va tutto male, dei giorni che va tutto bene e dei giorni che sono divisi a metà...questo è uno di quelli! Stamattina un vero e totale barcollamento, oggi pomeriggio per fortuna tornando da una visita ho trovato una marea di scatole e buste! Ebbene ...sono felice...non solo perché la visita è andata bene ma anche perché tutti questi anni di  sforzo qualche volta vengono ripagati! Torniamo a noi, l'emicrania è andata via e posso finalmente parlarvi di questo libro che ho letto in queste due sere. Ho notato la copertina e ho deciso di leggerlo in e-book (dato che la Casa Editrice da un anno latita). 

Ho letto la trama e mi pareva qualcosa di molto carino poi ho letto la biografia dell'autrice Monica Dickens e non immaginate minimamente chi sia ...lei mi ha colpito tanto, quindi ho deciso di leggere questo romanzo. Vi ricorda qualcuno il suo cognome? Si forse avrete capito a chi appartiene... il grande Dickens!

Monica Dickens era nata a Londra nel 1915 nella celebre e facoltosa famiglia Dickens, pronipote del grande scrittore, delusa dal mondo in cui era cresciuta, decise di lasciare i privilegi della sua condizione per lavorare come domestica. Sulla base della sua esperienza diretta scrisse nel 1939 Su e giù per le scale, a cui seguì One Pair of Feet, dove raccontò il suo lavoro in ospedale, e l’autobiografia An Open Book. Trasferitasi negli Stati Uniti, visse tra Washington e il Massachusetts, sposò un ufficiale della Marina, continuò a scrivere e si dedicò a numerose cause umanitarie. Morì a Reading nel 1992.

Una vita molto avventurosa direi. Qui in questo volume "One Pair of Hands" viene proprio narrata una parte della sua vita, nella quale aveva rinnegato la sua classe e accolto quella di cameriera/cuoca/tuttofare per essere indipendente, ribelle e libera ma il suo modo di fare non era del tutto conforme, la sua vita troppo agiata per poter sprofondare in quella povertà d'altri tempi e tutto ciò la portava a licenziarsi con estrema facilità e a non sfruttare a pieno le sue doti. Non sapeva cucinare, era una frana con le pulizie e se poteva nascondeva tutto. "Occhio non vede  cuore no duole" era il suo motto.

L'abilità di scrivere di Monica Dickens è sorprendente, un romanzo così semplice poterebbe annoiare perché si ripetono sempre gli stessi passaggi e le stesse mansioni ma lei con la sua verve, la sua capacità di tenere viva l'attenzione sulle sue vicissitudini porta a concludere l'opera in pochissimo tempo senza che la stessa dia noia. L'arte di scrivere e il linguaggio usato naturalmente non ha nulla a che vedere con questi nuovi romanzi che circolano ma è qualcosa con terminologia, punteggiatura e scrittura lineare, ben studiata e perfettamente spuntata.

Due stili il suo e quello di suo Zio diversi vissuti in tempi diversi ma pur sempre con una nota predominante per la scrittura. Una scrittura soffice, uniforme e chiara. La protagonista che sarebbe lei stessa ha una nota sorprendente anche nella sua incapacità, con mille grilli per la testa, mille idee e tanta voglia di fare. I personaggi che le girano intorno in ogni casa sono descritti in maniera variegata ma pur sempre perfetti e senza nessun segno di sbiadimento.

Tutto è concentrato in sole duecento pagine, un piccolo diario dove ella stessa ha voluto descrivere questo piccolo periodo della sua vita. Spero vivamente di leggere il seguito One Pair of Feet dove lei andò a lavorare come infermiera.

Una donna forte che si è voluta eguagliare a molte donne di ora anche contro il volere della sua famiglia. Una bella avventura raccontata con il sudore e la sofferenza di chi ha goduto della bellezza delle cose e poi le ha lasciate andare per suo volere.

Un piccolo capolavoro sull'emancipazione femminile!

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