Come vi avevo anticipato, in questa Tappa avrete modo di leggere il quarto capitolo della storia. Enjoy!
Capitolo Quattro
(Lùlea)
Il mio stomaco era sotto sopra. Avevo i crampi e l’ansia cresceva sempre di più. Fremevo e volevo arrivare alle isole Aran il prima possibile.
«Ehi, tranquillizzati», mi disse Alex dolcemente e mi posò una mano sulla gamba.
«Sono.. solo un po’..nervosa», dissi senza rendermi conto che balbettavo.
«Devi stare calma»
«Non ci riesco. Qualcosa dentro di me si agita», dissi sospirando. Non ero mai stata un tipo ansioso ma in quel momento lo ero. Ero dannatamente in ansia e odiavo quella sensazione.
«Amore non hai nulla da temere, non capisco perché sei così agitata».
«Non capisci Alex?! Ogni passo che facciamo ci avviciniamo sempre di più allo scontro, ci avviciniamo sempre di più alla fine».
«E non sei contenta? Io sì, non vedo l’ora di chiudere tutto questo casino e di poter vivere con te, felice e senza preoccuparmi che ogni giorno possa essere l’ultimo».
«Chiudere, già», dissi guardando fuori dal finestrino e sospirai. Non volevo arrivare alla fine, non sapevo come sarebbe stata e avevo paura.
«Tu non vuoi?», mi chiese Alex perplesso.
«Tu dici che vuoi poter vivere con me e se alla fine non potessimo?», chiesi continuando a guardare fuori.
«Non sarà così. Noi due staremo assieme», disse deciso e duro.
«Alex, se io diventassi una strega?».
«Lù, ne abbiamo già parlato un sacco di volte. Non cambierà nulla», mi disse quasi rabbioso. Sbuffai. Come poteva essere così convinto di quello che diceva? Come poteva pensare che sarebbe stato semplice se fossi stata una strega?
«Lù, amore, voglio che ci credi anche tu», mi disse posandomi di nuovo la mano sulla gamba e mi voltai prima a guardare la sua mano e poi a guardarlo in faccia.
«Come fai Alex?», chiesi mentre iniziai a mordicchiarmi il labbro inferiore. «Perché pensi che sarà tutto semplice?»
«Perché lo sarà Lù, lo sarà, ma non voglio crederci da solo». Gli occhi mi si inumidirono e presi a mordermi più decisa le labbra. Alex accostò e spense l’auto, poi si voltò e mi guardò pieno d’amore.
«Dimmi che ci credi», mi disse accarezzandomi una guancia.
«Ho paura. Non so come andranno le cose», dissi con la gola strozzata.
«Non ha importanza di come andranno le cose, l’unica cosa che conta per me e che tu ci creda. Devi credere che io e te ce la faremo».
«Lo vorrei».
«No, non devi dire lo vorrei, devi essere convinta che lo sarà», mi disse deciso e determinato. Sorrisi. Era la mia forza, la mia speranza.
«Sì, ci riusciremo», dissi determinata e ci baciammo. Un bacio intenso e delicato. Le nostre labbra si univano e le nostre lingue si toccavano sfiorandosi.
«Ti amo Lù», mi sussurrò poi Alex e sorrisi.
«Anche io», dissi e ci baciammo di nuovo, con più intensità, finché non iniziai ad avere dei brividi di freddo su tutto il corpo. Ben presto iniziai a tremare. I vetri iniziarono ad appannarsi e dalle nostre bocche uscivano i fumi.
«Che succede?», chiesi perplessa.
«C’è un fantasma»¸ rispose Alex guardandosi attorno con sospetto e poi sentii una voce familiare.
«Lùlea», disse la voce disperata e subito si materializzò davanti a noi.
«Aurora?», domandai.
«Sì Lùlea, aiutami», mi disse sempre più disperata.
«Aiutarti? Perché, che succede?».
«Devi aiutarmi, corri da Ramy, ti prego», disse e poi svanì di colpo, anche il freddo se ne andò. Guardai Alex con occhi spalancati.
«Ha bisogno di me, corriamo da Ramy», dissi preoccupata e in ansia. Senza pensarci troppo su Alex rimise in moto la macchina e corse come un pazzo verso casa di Ramy.
«Strano», disse.
«Cosa?», chiesi.
«No probabilmente Ramy l’ha aiutata, è solo un pensiero»,
«Dimmelo Alex, ti prego», dissi quasi urlando.
«E’ strano che Aurora si sia spinta così lontano da casa»
«Ha bisogno d’aiuto, non c’è nulla di strano», dissi agitata e tesa in avanti.
«Forse», disse Alex. Non risposi più, ero preoccupata, la voce di Aurora aveva avuto un tono di supplica come se fosse stata una questione di vita o di morte, anche se si parla di fantasmi.
Quando arrivammo a casa di Ramy tutto era silenzioso. Scesi dall’auto e chiamai forte il suo nome ma nessuno si materializzò davanti a noi.
«Forse l’ho solo sognata, ma come è possibile?»
«C’è qualcosa di strano qui», disse pensieroso Alex.
«Cioè?»¸ chiesi preoccupata. Non rispose, mi diede il suo telefono e mi disse di mandare un messaggio a Kyle e gli altri.
«Che succede?», chiesi sospettosa ma prima che potesse rispondere dalla casa di Ramy uscirono Joanne, Cleare e Marc. Sgranai gli occhi. Era una trappola.
«Bene, vedo che il mio incantesimo ha funzionato», disse soddisfatta di sé Joanne e Cleare sghignazzò. Marc guardava già Alex con sfida. Mi si raggelò il sangue nelle vene e il cuore mancò di un battito o due.
«Che fortuna potervi catturare e portarvi da Lauriee».
«Cosa ti fa pensare che ci catturerai», disse Alex spavaldo.
«Siete in due e noi tre», disse Joanne.
«Già mio caro, così, come mi dicesti tu una volta, la superbia arriva a cavallo e se ne va a piedi», disse Cleare sghignazzano.
«Appunto, è quello che capiterà a voi»¸ disse Alex sicuro di sé, poi si avvicinò a me e finse di darmi un bacio, ma mi sussurrò all’orecchio: «Prendi il pugnale nel cruscotto». Annuì lentamente e mi avvicinai all’auto. Marc non perse tempo e si scagliò contro Alex. Balzai nell’auto e presi il pugnale, quando mi voltai mi ritrovai Cleare davanti e cercai di colpirla, ma schivò i miei colpi e dopo mi diede un morso al polso. Urlai e le tirai i capelli nella speranza che mi lasciasse andare.
Si staccò e sorrise soddisfatta. Mi strinsi il polso sanguinante e si lanciò su di me. Finimmo a terra e iniziammo a lottare. Cercai in ogni modo e ad ogni occasione di colpirla con il pugnale ma riusciva sempre a schivare i miei colpi e dopo aver avuto per un bel po’ il vantaggio di starle sopra mi diede un colpo al fianco con il ginocchio e finii sotto di lei, mi mise una mano intorno alla gola e iniziò a stringermi, mentre l’altra spingeva il pugnale che avevo in mano verso la mia faccia.
Lottai con tutta la forza possibile, ma la mano che stringeva l’arma era anche quella ferita e sentivo che avrebbe ceduto. Il morso bruciava come se avessi messo il braccio fra le fiamme.
«Ti sfregerò stronzetta e vedrai che Alex non ti guarderà più. Sfregerò quel tuo visino perfetto», mi disse con cattiveria. Mi dimenai, la lama del pugnale era vicino ai miei occhi.
«O preferisci che ti cavi uno di quei tuoi bei occhietti celesti?!», incalzò sempre più maligna e poi la presa diminuì, la testa di Cleare andò di scatto all’indietro e lei urlò. Dave la stava tirando via per i capelli. Sorrisi felice.
«Lasciala!», le disse minaccioso e poi la scaraventò lontano con forza e mi tese la mano per rialzarmi.
«Stai bene?», mi chiese preoccupato Dave.
«Sì, aiuta Alex».
«C’è Kyle», mi disse facendomi un cenno con il capo nella loro direzione e vidi Marc combattere contro i fratelli Turner.
«Andiamo, ti porto via», mi disse Dave.
«No!».
«Sei ferita».
«Devo fare una cosa». Dave mi guardò perplesso e poi guardò alle mie spalle ringhiando. Mi voltai e vidi due vampiri uscire da un portale.
«Merda! Justin, portala via»¸ disse avviandosi già verso i due nuovi arrivati.
«No, devo liberare Aurora, per favore», dissi implorante a Justin che intanto si era avvicinato. Lui si voltò verso Alex che annuì. Justin allora chiuse le mani e soffiò dentro pronunciando delle parole in irlandese e poi le aprì e da esse ne uscì una grossa farfalla nera che sparì subito.
«Aspetta qui, quando arriva mia madre ti porterà lei da Aurora», mi disse, annuii e anche lui si buttò nello scontro. Alcuni secondi dopo si aprì una fessura e comparve la mamma di Justin.
«Presto devi aiutarmi», dissi senza nemmeno salutarla. Lei si guardò attorno e poi annuì decisa. Assieme andammo verso la casa di Ramy, entrammo e vidi Aurora sospesa a metà con una spada conficcata nello stomaco.
«Oddio che le hanno fatto?», chiesi preoccupata.
«L’unico modo per fermare un fantasma e conficcargli una spada d’argento nel corpo, quando lui si materializza», mi spiegò la madre di Justin.
«Dimmi che possiamo salvarla», dissi preoccupata. Lei non disse nulla, si avvicinò ad Aurora ed estrasse la spada. Aurora andò a terra e poi riaprì gli occhi di colpo, spaventata.
«Lùlea?», disse perplessa e sentii il gelo avvolgermi, stava bene e sorrisi.
«Sono qui per salvarti», dissi.
«Io..non mi sono accorta di nulla..Ramy mi ha chiamata e sono stata infilzata. Lei ci ha traditi», disse con la voce strozzata.
«Lei chi?», chiese la madre di Justin.
«Ramy. Lei dice che non riuscirete a sconfiggere Lauriee e si è unita a lei», rispose Aurora rivolta a me. Quelle parole mi riempirono di tristezza e di angoscia.
«Che stupida vecchia», sbottò la madre di Justin. «Andiamo Lùlea».
«No aspettate, ti prego Lù, sono rimasta sola, non voglio unirmi a Lauriee, portami con te», mi supplicò lei. Annuì.
«Allora c’è una cosa che devi fare. Vieni ti porterò vicino al lago, lì c’è una scatolina, dovrai prenderla e portarla via da qui».
«Una scatola?», chiesi perplessa.
«Esatto, c’è un oggetto a me caro e se lo porterai via da qui non sarò più legata a questo posto».
«Va bene. Portami dove c’è la scatolina», dissi decisa. Aurora, io e la madre di Justin uscimmo e ci dirigemmo verso il lago.
«Qui, è qui», disse indicando un punto vicino a una grossa quercia. Iniziai allora a scavare e ben presto trovai una scatolina di colore verde scuro con dei ricami in oro.
Ritornammo verso gli altri ma davanti a noi si parò un vampiro.
«Dove state andando?», chiese con un accento francese e senza attendere risposta azzannò il collo della madre di Justin che urlò.
«No!»¸ dissi a mia volta e cercai qualcosa per colpirlo, avevo perso il pugnale di prima. Davanti a me si parò un altro vampiro.
«No, Lùlea attenta», mi urlò Aurora, ma non sapevo che fare. Fu un attimo e sentì qualcosa entrarmi dentro, era freddo e sgomitava con la mia anima, voleva prendere possesso del mio corpo. Dopo un po’ di trambusto e di movimenti incerti la cosa prese pieno possesso del mio corpo e iniziò a lottare contro il vampiro con maestria e ben presto mi accorsi che ero io a lottare, anche se ero posseduta. Mi muovevo decisa e rapida. Combattevo come se lo avessi fatto da sempre e sconfissi il vampiro. Gli conficcai un pezzo di legno nel cuore poi mi occupai dell’altro che aveva aggredito la mamma di Justin, schivai due dei suoi pugni e poi feci una capriola sopra alla sua testa atterrandogli dietro e gli sferrai un calcio, poi lo spinsi contro un ramo appuntito e rimase immobile, gli avevo trafitto il cuore. Avevo vinto. Rimasi esterrefatta e poi mi ripresi quando sentii l’urlo di Justin.
«Mamma!», mi voltai e lei era per terra, sanguinava. Joanne, Marc e Cleare fuggirono e Alex mi venne in contro sbalordito.
«Lù, ma..», disse perplesso e prima che potesse finire, prima che potessi rendermi conto di tutto gli svenni fra le braccia.